Flavio Anicio Olibrio (Zeno e Pariati), Venezia, Rossetti, 1707

 ATTO TERZO
 
 Accampamento militare.
 
 SCENA PRIMA
 
 OLIBRIO, FEDELE, MASSIMO e soldati
 
 OLIBRIO
870Sciolto mi vedi, o duce.
 MASSIMO
                                             A chi degg’io
 tanto piacer?
 OLIBRIO
                           Attendi
 tempo migliore. A Ricimero, amico,
 va’ mio nuncio di guerra. In questo nome,
 sacro a le genti, hai tua salvezza. Ad esso
875di’ che armato lo attendo e che nol chiama
 la mia vendetta, no. Solo il dovere
 di Olibrio cittadin, di Olibrio amante
 al cimento lo sfida.
 Di’ che, se bene oppressa,
880la romana virtù non è mai doma;
 e aggiugni ch’ei si mostri
 guerriero in campo e non tiranno in Roma.
 FEDELE
 E se il ben ch’e’ possiede
 niega di espor d’incerta sorte a’ casi?
 OLIBRIO
885Sappia che le mie trombe
 fin sul trono usurpato
 andranno a spaventarlo. Un’ira estrema
 egli non voglia o, se la vuol, la tema.
 FEDELE
 Pronto men vo.
 OLIBRIO
                               Vedi Placidia e fido
890dille che dopo Roma
 ella è ’l voto miglior de’ miei pensieri,
 ch’io spero e l’amo; essa pur m’ami e speri.
 FEDELE
 
    Ama e spera;
 menzognera in un bel cor
895la speranza mai non è.
 
    Spera ed ama;
 quando brama un saggio amor
 mai non va senza mercé.
 
 SCENA II
 
 OLIBRIO, MASSIMO e poi TEODELINDA
 
 OLIBRIO
 Massimo, i primi duci
900ne le mie tende aduna.
 MASSIMO
                                             Adempio il cenno. (Parte)
 OLIBRIO
 Or vediamo qual legge al dover nostro
 prescriva il foglio... Principessa, e come?
 TEODELINDA
 (In quel ciglio sereno
 leggo le gioie mie).
 OLIBRIO
                                      Tu nel mio campo?
 TEODELINDA
905Che? Ti è grave il mio aspetto?
 OLIBRIO
                                                           Anzi mi è caro.
 TEODELINDA
 (Sorgete, o mie speranze).
 OLIBRIO
 La tua pietà di Ricimero a l’ire
 troppo ti espose e qui lo scampo or cerchi.
 TEODELINDA
 Temo Olibrio infedel, più che il germano
910sdegnato, e qui, più che lo scampo, io cerco
 la fé che mi giurasti.
 OLIBRIO
                                        E qui l’avrai.
 TEODELINDA
 (Già lesse e son felice). Il foglio adunque...
 OLIBRIO
 Eccolo e ’l bacio umile.
 TEODELINDA
 Tanto fedel?
 OLIBRIO
                          Potrei
915esser io sconoscente?
 TEODELINDA
                                         (O care voci,
 delizie del mio sen!) Né si risente
 al grande impegno il cor?
 OLIBRIO
                                                 Mai non è pena
 ciò che si rende a un benefizio illustre.
 TEODELINDA
 Ma che rispondi?
 OLIBRIO
                                   Or or qui, te presente,
920vedrò che mi si chieda.
 TEODELINDA
                                             Ancor nol sai?
 OLIBRIO
 Chiuso è per anche il foglio.
 TEODELINDA
                                                     (Io m’ingannai).
 Così lento?
 OLIBRIO
                        Promisi
 di aprirlo in campo.
 TEODELINDA
                                       Ferma; e promettesti
 quanto in lui si racchiude.
 OLIBRIO
925In Roma a te ’l giurai.
 TEODELINDA
 Ed or?
 OLIBRIO
                Te ne rinnovo il giuramento.
 TEODELINDA
 L’accetto. Or l’apri e leggi.
 OLIBRIO
 Che fia?
 TEODELINDA
                   (Dalla sua fé pende il mio fato).
 OLIBRIO
 (Cieli!)
 TEODELINDA
                 (Ei si turba. Ah ch’io lo temo ingrato).
 OLIBRIO
930Teodelinda.
 TEODELINDA
                         Qual duol? Qual turbamento?
 Leggi. (Sta in quella fronte il mio spavento).
 OLIBRIO
 «Ad Olibrio, cui rende (Legge)
 la libertà perduta...»
 TEODELINDA
                                        Io del tuo piede
 non fransi i ceppi?
 OLIBRIO
                                     A te ’l confesso.
 TEODELINDA
                                                                   Siegui.
 OLIBRIO
935«Per mercede sicura
 chiede amor Teodelinda».
 TEODELINDA
                                                  E chieder meno
 non può ’l periglio mio.
 OLIBRIO
 (Anche la sua pietade è mia sciagura).
 TEODELINDA
 Siegui.
 OLIBRIO
                 «Ed esso...»
 TEODELINDA
                                         Su, leggi.
 OLIBRIO
                                                            «Ed esso il giura».
 TEODELINDA
940Impallidisci?
 OLIBRIO
                            Lessi? O pur vaneggio?
 Tu mi dimandi amore.
 TEODELINDA
                                             Amor.
 OLIBRIO
                                                           Non posso.
 TEODELINDA
 Giurasti.
 OLIBRIO
                    È ver.
 TEODELINDA
                                  Serbami fé.
 OLIBRIO
                                                          Non deggio.
 TEODELINDA
 Così Olibrio promette?
 OLIBRIO
                                             E Teodelinda
 anche nel suo favor tanto è crudele?
 TEODELINDA
945La promessa si adempia.
 OLIBRIO
 Salvo non è il mio onor.
 TEODELINDA
                                              Qual n’è la macchia?
 OLIBRIO
 Come far guerra a’ Goti?
 TEODELINDA
                                                E chi tel vieta?
 OLIBRIO
 Nemico a Ricimero
 e sposo a Teodelinda?
 TEODELINDA
                                           (Io son tradita).
 OLIBRIO
950Come l’alte vendette
 de la patria tentar?
 TEODELINDA
                                      Chi te le toglie?
 OLIBRIO
 Tuo amante e buon romano esser potrei?
 TEODELINDA
 (Senti ’l fellon).
 OLIBRIO
                                Come riman Placidia,
 e ’l permettesti, in libertà di amarmi?
 TEODELINDA
955T’ami.
 OLIBRIO
                Amarmi non può suo traditore;
 e s’io son traditor, manco a l’onore.
 TEODELINDA
 Tradimento amoroso
 non reca infamia. Intendo, intendo, in questa
 larva di onor tutto il tuo amor ravviso.
960Placidia è la tua gloria, è la tua Roma.
 Or va’, spergiuro. Vanne,
 salva la patria. I Goti uccidi. Porta
 contro di Ricimero il ferro e l’ire;
 ma la vittima prima
965del tuo furor sia Teodelinda. A questa
 mostrati dispietato.
 Esser può cor nemico un core ingrato.
 OLIBRIO
 Crudele, un’incostanza
 chiedi per ricompensa. Empio mi brami,
970perché libero io sono.
 Ah! Se sei generosa
 per farmi traditor, rinunzio il dono.
 TEODELINDA
 Olibrio, dove, dove?
 OLIBRIO
 A’ lacci miei. Pria che infedel, mi vegga
975Placidia senza vita.
 TEODELINDA
 E se di Ricimero ella fia sposa?
 OLIBRIO
 Alor con men di pena
 ti ascolterò e la colpa
 sarà del mio destin, non del mio core.
 TEODELINDA
980(Ancor non sei senza speranza, o amore).
 
 SCENA III
 
 MASSIMO e li suddetti
 
 MASSIMO
 Chiede il campo i tuoi cenni.
 OLIBRIO
 Bella, a l’uopo de l’armi
 deggio me stesso. A te confido, o duce,
 del suo grado il decoro. Il campo mio
985fia tuo ricovro e sicurezza. Addio.
 
    Ho dolor d’esser crudele
 al tuo amore, a la tua spene;
 ma la fé non so tradir.
 
    Per serbarmi a te fedele
990tornerò fra le catene
 e al tuo piè saprò morir.
 
 SCENA IV
 
 TEODELINDA con MASSIMO
 
 TEODELINDA
 Teodelinda, qual frutto
 cogli da un folle amor? Con Ricimero
 son rea, perché a’ suoi ceppi
995tolgo una preda illustre. E rea son meco,
 perché ad un’alma ingrata
 con inutili prieghi io chiedo affetti.
 Che più? Sin col mio sesso e col mio grado
 rea mi fa la mia fuga.
1000Ma che? Con tante pene
 pur ben si compra un raggio sol di spene.
 
    Un guardo di chi adoro
 val tutto il mio penar.
 
    Ma s’egli anche sdegnoso
1005mi è gioia e mi è ristoro,
 che fia quando amoroso
 io ’l possa vagheggiar?
 
 Gabinetto regio.
 
 SCENA V
 
 RICIMERO e PLACIDIA
 
 RICIMERO
 Vedesti Olibrio?
 PLACIDIA
                                 Il vidi e nel mio volto
 scorger ben puoi qual sia ’l piacer de l’alma.
 RICIMERO
1010Vuol egli libertade?
 PLACIDIA
 (L’ottenne tuo malgrado).
 L’ama così che fuor di lacci il miro.
 RICIMERO
 (Alfine ei me la cede). E qual ti accolse?
 PLACIDIA
 Ed amante e fedele.
 RICIMERO
                                       (Ultimi sforzi
1015di una face che muor). Quale il lasciasti?
 PLACIDIA
 (Lui salvo, a che temer?) Fedele e amante.
 RICIMERO
 Come?
 PLACIDIA
                 La nostra vista
 me più amorosa fe’, lui più costante.
 RICIMERO
 Ami ma non pretenda.
 PLACIDIA
1020Madre di una gran speme è una gran fede.
 RICIMERO
 Sia infedel, pria che parli
 l’ira di un vincitor.
 PLACIDIA
                                     Ei non la cura.
 RICIMERO
 Né men fra le catene?
 PLACIDIA
                                           Ei non le sente.
 RICIMERO
 Tant’ostinato? Intendo.
1025La mia clemenza il fa superbo; e cieco
 non vede il mio poter nel suo periglio.
 Ma ’l vedrà.
 PLACIDIA
                         Giusti son gli sdegni tuoi.
 RICIMERO
 Cadrà, cadrà il rival.
 PLACIDIA
                                        (Fallo, se puoi).
 RICIMERO
 Cadrà, se tu pietosa
1030non sei del suo morir.
 PLACIDIA
                                           Che far poss’io?
 RICIMERO
 Con la mano di sposa
 disarma il mio furor. Su, che rispondi?
 De la salvezza sua questa è la strada.
 PLACIDIA
 Io sposa a Ricimero? Olibrio cada.
 RICIMERO
1035Così l’ami?
 PLACIDIA
                        Così. Sì, perché l’amo,
 nol so tradir.
 RICIMERO
                           Ma ’l tuo rifiuto, ingrata,
 pria che ’l mio acciar, lo stame suo recide.
 PLACIDIA
 (Nel mio sen de’ tuoi sdegni amor si ride).
 RICIMERO
 Intrepida mi ascolti? Or va’. Ben tosto
1040vittima lo vedrai.
 PLACIDIA
 Eh no, tanto crudel tu non sarai.
 RICIMERO
 Io non sarò crudel? Custodi... Olibrio...
 (Non si commove).
 PLACIDIA
                                      Il cenno esponi.
 RICIMERO
                                                                     Eh! Dammi
 la fé di sposa. Parla.
1045V’è per salvarlo un sol momento ancora.
 PLACIDIA
 Io sposa a Ricimero? Olibrio mora.
 
 SCENA VI
 
 OLDERICO e li suddetti
 
 RICIMERO
 Mora.
 OLDERICO
               Signor.
 RICIMERO
                               Giugni opportuno. Vanne
 ed al mio piè... Placidia, ascolta.
 PLACIDIA
                                                            Ascolto.
 RICIMERO
 D’Olibrio a me nemico...
 PLACIDIA
                                                (Io nulla temo).
 RICIMERO
1050D’Olibrio a me rival...
 PLACIDIA
                                           Di’ ciò che resta.
 RICIMERO
 Reca...
 PLACIDIA
                La testa.
 RICIMERO
                                  Sì. Reca la testa.
 OLDERICO
 Ubbidirò; ma pria...
 RICIMERO
                                        Placidia!...
 PLACIDIA
                                                              Ei vada.
 RICIMERO
 Vanne.
 OLDERICO
                 Ma pria...
 PLACIDIA
                                     Non più. T’inchina a’ cenni
 del tuo signor.
 OLDERICO
                             Di Teodelinda un foglio
1055leggi, mio re.
 RICIMERO
                           Che fia?
 PLACIDIA
                                             Di Teodelinda?
 OLDERICO
 Essa mel diè poc’anzi. (Ricimero legge)
 RICIMERO
 «Olibrio è sciolto. Io libertà gli rendo...»
 Come? Fellon.
 OLDERICO
                             Sire.
 RICIMERO
                                         La fede è questa?
 PLACIDIA
 Va’, servi a Ricimero
1060e di Olibrio al suo piè reca la testa.
 RICIMERO
 Anche lo scherno? Or ben vegg’io qual forza
 sì ardita ti rendea.
 Sedotta è Teodelinda
 da una cieca pietà sino a tradirmi.
1065«Olibrio è sciolto. Io libertà gli rendo...»?
 PLACIDIA
 S’egli tema i tuoi sdegni, or ben tu vedi.
 RICIMERO
 Ma tu, iniquo, succedi
 di Olibrio a’ ceppi e al fato.
 OLDERICO
                                                    A Teodelinda
 per tua legge io dovea cieco rispetto
1070né rea mai la credea di un tradimento.
 PLACIDIA
 Olibrio in libertà? Ne ho pur contento. (A Ricimero)
 RICIMERO
 «Del dono in ricompensa ei mi promette
 l’amor che gli dimando».
 PLACIDIA
 Promette amor?
 RICIMERO
                                 Quel tuo amator costante.
 OLDERICO
1075A Teodelinda?
 RICIMERO
                              A la tua fida amante.
 «Io lo sieguo al suo campo, ov’ei mi serbi
 la fé giurata».
 PLACIDIA
                             Aimè! La fé giurata?
 RICIMERO
 Sì, ti tradì quel che tradir non sai.
 PLACIDIA
 Nol crederò giammai.
 RICIMERO
1080«Usa del tempo. Io servo
 anche al tuo cor, se tolgo in guisa tale
 a Placidia l’amante, a te il rivale».
 De la germana i falli
 assolve l’amor mio. Sia la tua pena (Ad Olderico)
1085Teodelinda infedel.
 OLDERICO
                                      Resisto appena.
 RICIMERO
 Tempo, Placidia, è di vendetta. Omai
 la tradita tua fede a me si giuri.
 PLACIDIA
 Mai non fia ver.
 RICIMERO
                                Che? L’ami ancora?
 PLACIDIA
                                                                      Ancora.
 RICIMERO
 Tosto, la man di sposa.
 PLACIDIA
1090Di un barbaro nel sen sposa romana?
 RICIMERO
 Odio Roma e ’l tuo orgoglio.
 PLACIDIA
 Se l’odi, a noi t’invola e cedi il soglio.
 RICIMERO
 No, crudel, no, superba. In Roma, in Roma
 punisco il tuo rigor. Va’ e ferro e fuoco
1095porta, Olderico, in queste mura, in questo
 popolo contumace; e ovunque corra
 e di pianto e di sangue
 il torrente fatal, di’ che la mano
 di Placidia negata a Ricimero
1100contra l’amata patria opra cotanto,
 ch’ella è rea di quel sangue e di quel pianto.
 PLACIDIA
 Ah! Signor.
 RICIMERO
                        Sarai mia?
 PLACIDIA
                                               Di Olibrio sono.
 RICIMERO
 Non più perdono. Il cenno mio si adempia.
 OLDERICO
 Ubbidirò. (Parte)
 PLACIDIA
                       (Se son fedel, son empia).
 
1105   Rea mi fai ma rea non sono;
 pur lo sdegno io ti perdono,
 se lo sfoghi solo in me.
 
    Se fedel mi vuole amore,
 s’esser tuo non può ’l mio core,
1110la mia colpa mia non è. (Torna Olderico)
 
 OLDERICO
 Ferma, Placidia. Un nuncio
 de le romane schiere ambo vi chiede.
 RICIMERO
 Venga.
 PLACIDIA
                O dolce speranza!
 RICIMERO
 Godi? Tosto avverrà che si confonda
1115il tuo amor. Qui le nozze
 di Teodelinda ei chiederammi; e in lui
 un amico io vedrò, tu un infedele.
 PLACIDIA
 Aspetta almen ch’ei parli.
 
 SCENA VII
 
 FEDELE, OLDERICO e li suddetti
 
 FEDELE
 Olibrio a Ricimero
1120salute invia. Con l’armi
 e nemico e rival ti sfida in campo.
 Là Placidia e l’impero a lui contendi
 o, qui racchiuso, Olibrio armato attendi.
 PLACIDIA
 Nozze di Teodelinda? (A Ricimero)
 RICIMERO
1125Cotanto ardir?
 FEDELE
                              La sua ragion difende.
 A te, bella Placidia, eterni giura
 del suo amore i legami,
 solo che in lui tu speri e che tu l’ami.
 PLACIDIA
 Olibrio ingrato? (A Ricimero) In esso io spero e l’amo. (A Fedele)
 RICIMERO
1130Questo vanto m’insegna
 ciò ch’io risponda. A Olibrio torna e digli
 che nemico e rival colà mi aspetti.
 Del trono e di Placidia
 parleremo col brando; e la vittoria
1135gli saprà dir com’io le sfide accetti.
 FEDELE
 
    Tu vuoi guerra e guerra avrai;
 e vedrai che a Roma forte
 cieca sorte
 può mancar, virtù non mai.
1140Tu vuoi guerra e guerra avrai.
 
 SCENA VIII
 
 RICIMERO, PLACIDIA e OLDERICO
 
 RICIMERO
 Crudele, io vado in campo.
 PLACIDIA
 Là cerca la tua gloria.
 RICIMERO
 Ma qui la mia vendetta. Arda, Olderico,
 Roma pria del cimento; e sol vi resti
1145un marmo sfortunato, ove si scriva:
 «Placidia il rogo accese e Roma è spenta».
 PLACIDIA
 (Cieli! Chi mi consiglia?)
 RICIMERO
 Così ti chiami ’l mondo
 de la patria tradita ingrata figlia.
 PLACIDIA
1150Ferma. (Che mai dirò?) Va’, pugna, vinci.
 Prezzo sarò di tua vittoria. Questa,
 questa è l’unica forza
 che può far la virtù sopra l’amore.
 RICIMERO
 L’offerta accetto. Addio.
 OLDERICO
1155(Fosse così di Teodelinda il core).
 RICIMERO
 
    Io vorrei per mio piacer
 che il tuo cor, pria che il tuo labbro,
 fosse il fabbro
 de la mia felicità.
 
1160   La fortuna del goder,
 quando viene dal dover,
 se non lascia d’esser bene,
 men gradita almen si fa.
 
 SCENA IX
 
 PLACIDIA e OLDERICO
 
 OLDERICO
 Tanta pietà per Roma? E sì crudele
1165al tuo Olibrio, Placidia?
 PLACIDIA
                                              Io son romana,
 prima che amante. Assolve i falli miei
 la virtù ch’è comune a le nostr’alme.
 OLDERICO
 Ma se cinto di palme
 ritorna Ricimero?
 PLACIDIA
1170Non vincerà. Di un grande amor vassalla
 sovente è la fortuna.
 OLDERICO
 In Teodelinda io la provai crudele.
 PLACIDIA
 Ma da l’altrui rigor l’avrai fedele.
 
    Anche l’ape abbandona quel giglio;
1175e sen vola al giacinto odoroso,
 perché il crede ripieno di umor.
 
    Ma ingannata alor cangia consiglio;
 e fedel l’alimento e ’l riposo
 va cercando nel primo suo fior.
 
 Campagna di Roma ingombrata da alberi fra la città ed il campo.
 
 SCENA X
 
 OLIBRIO con guerrieri, FEDELE, poi MASSIMO
 
 OLIBRIO
1180Intesi. Ricimero
 suo nemico mi vuol. Tal qui si attenda.
 MASSIMO
 Ver noi si avanza e chiede
 la tua presenza il principe Olderico.
 OLIBRIO
 Venga. Tu vanne intanto,
1185Massimo, al campo e ’l muovi.
 Prenda ognun l’armi. Ognuno si raccolga
 sotto il suo duce. Le divelte insegne
 si producano tosto.
 S’occupi il monte. A fianco
1190si lasci il fiume e ’l paludoso stagno.
 La fossa e ’l vallo empian le querce e gli orni,
 sotto il men nobil ferro al suol recisi.
 
    Dieno i timpani invito al cimento.
 Sieno sfida le trombe a la gloria.
 
1195   E i vessilli, che spargonsi al vento,
 gonfi un’aura di lieta vittoria.
 
 MASSIMO
 Roma esulti, te duce.
 A TRE
                                         A l’armi, a l’armi.
 
 SCENA XI
 
 TEODELINDA, OLIBRIO, FEDELE
 
 TEODELINDA
 Sì, a l’armi; ma se chiedi
 presagi a la vittoria, ecco il mio core,
1200se preludi a le stragi, ecco mio seno.
 Quel non vuoi, perché amante.
 Svena questo, o crudel, perché è nemico.
 Ha Teodelinda un sangue
 nemico a Ricimero; e sono anch’io
1205non vile in fra que’ goti
 che per vittime hai scelti al tuo furore.
 Tu, che mi fosti ingrato,
 meco esser puoi spietato.
 Su, la tua crudeltà s’armi e risolva;
1210e l’esempio del core il braccio assolva.
 OLIBRIO
 Qual senso, principessa,
 abbia da’ tuoi martiri e s’io nemico...
 La risposta sospendo. Ecco Olderico.
 
 SCENA XII
 
 OLDERICO e li suddetti
 
 TEODELINDA
 Olderico? (Con noia
1215sempre s’incontra un amator deluso).
 OLDERICO
 No, non partir. La tua presenza è un voto
 di Ricimero. Olibrio,
 chi del gotico regno e chi di Roma
 tien l’impero sovrano, a te sen viene.
 FEDELE
1220(Che mai vorrà?)
 OLDERICO
                                   Ma pria de l’ardua pugna
 vien ei sicuro? E lo difende il sacro
 diritto de le genti?
 OLIBRIO
 Con pari stuolo a’ miei romani ei venga.
 Ma più d’ogni difesa
1225quella lo rassicuri
 che qui gl’impegno inviolabil fede.
 OLDERICO
 Seco è Placidia; e teco
 vuol che sia Teodelinda.
 OLIBRIO
                                              E siavi anch’essa.
 TEODELINDA
 (Tengono l’alma ira e dispetto oppressa).
 OLDERICO
1230(Né pur mi guarda).
 OLIBRIO
                                        Omai Fedel sen vada
 incontro a Ricimero.
 FEDELE
 E la real grandezza in lui si onori.
 OLDERICO
 (Veggo in quel volto i miei traditi amori).
 
 SCENA XIII
 
 OLIBRIO, TEODELINDA, poi RICIMERO con guardie, PLACIDIA, OLDERICO e FEDELE
 
 TEODELINDA
 Da l’ire del germano almen difendi
1235la debolezza mia ch’è tua salute.
 OLIBRIO
 Trattone amor, da me avrai tutto, o bella.
 TEODELINDA
 Eh! Se spiaccio a’ tuoi lumi, io non son quella.
 RICIMERO
 Non pensar che qui spinto
 m’abbia teco a trattar desio di pace.
1240Inimico e rivale,
 guerra ti apporto, e guerra
 sanguinosa, implacabile ma giusta.
 Vengo a fermar le leggi
 da imporsi al vinto. Olibrio,
1245ricusarle non dei,
 se hai valore nel braccio, ardir nel petto.
 OLIBRIO
 Sieno eguali e sien giuste ed io le accetto. (Ricimero ed Olibrio prendono due aste e le conficcano in terra)
 OLDERICO
 Prendi, o mio re.
 FEDELE
                                  Prendi, o mio duce.
 RICIMERO
                                                                        Io l’asta
 fermo nel suolo.
 OLIBRIO
                                Io più la fé nel seno.
 PLACIDIA
1250(L’atroce pugna empie l’idea di orrore).
 TEODELINDA
 (Quai voti formerai, misero core!) (Ricimero ed Olibrio si pongono fra le due aste)
 RICIMERO
 Giove, se manco a’ patti
 che in questo campo io segnerò con Roma,
 divelta di sotterra
1255mi s’immerga nel sen l’asta fatale
 e sveni la perfidia in re spergiuro.
 Duce, così prometto e così giuro.
 OLIBRIO
 Ciel, se rompo le leggi
 che a Ricimero io giurerò per Roma,
1260tutti i fulmini tuoi, più di quel ferro
 e pungenti e tremendi,
 mi cadano sul crin, m’ardano il petto.
 Re, ti giuro così, così prometto.
 RICIMERO
 Or odi. S’io del campo
1265uscirò vincitor, libero voglio
 sovra Italia l’impero e sovra Roma.
 N’escano i vinti o giurino al mio piede
 e vassallaggio e fede.
 A me resti Placidia; e tu ritorna
1270a le prime ritorte;
 ed un comando mio sia la tua sorte.
 OLIBRIO
 Facciasi. Ma se il fato
 si dichiari per noi, più non rimanga
 a l’Italia ed a Roma
1275di gotico servaggio orma funesta.
 Mi si renda Placidia. A Teodelinda
 diasi il perdon. Tu vinto
 sii mio prigione e alora una vendetta,
 più che di te, degna di Olibrio aspetta.
 RICIMERO
1280Vi assento. Ecco la destra.
 OLIBRIO
                                                 Ecco la fede.
 RICIMERO
 Siane ostaggio Olderico.
 OLIBRIO
                                               E ’l sia Fedele.
 RICIMERO
 Or più non si risparmi
 l’ira ed il tempo.
 A DUE
                                 A l’armi. (Svelgono le due aste)
 PLACIDIA
 Deh! Ferma.
 TEODELINDA
                           Arresta.
 PLACIDIA
                                            Il molto
1285sangue, che tinger dee l’onde del Tebro,
 mi fa spavento.
 TEODELINDA
                               E vincitore e vinto
 se’ mio dolor. Tregua agli sdegni, o duce.
 RICIMERO
 Sii tu mia sposa. Olibrio
 fa’ che rinunzi a le tue nozze e al soglio;
1290e l’armi alor sospenderò.
 PLACIDIA
                                                Non voglio.
 OLIBRIO
 Vanne al real german. Fa’ ch’ei mi renda
 Roma e Placidia, ond’egli a l’ire è mosso;
 e amica pace a lui darò.
 TEODELINDA
                                              Non posso.
 Serbami almeno Ricimero.
 OLIBRIO
                                                    In lui
1295la memoria amerò de’ doni tui.
 PLACIDIA
 
    Cielo...
 
 TEODELINDA
 
                   Amor...
 
 OLIBRIO
 
                                   Virtù...
 
 RICIMERO
 
                                                   Fortuna...
 
 A QUATTRO
 
 Chiedo a te...
 
 RICIMERO
 
 Lauro.
 
 OLIBRIO
 
                Palma.
 
 TEODELINDA
 
                               Gioia.
 
 PLACIDIA
 
                                             Pace.
 
 TEODELINDA
 
    Ma la gioia...
 
 PLACIDIA
 
                              Ma la spene...
 
 RICIMERO
 
1300Ma ’l mio voto...
 
 OLIBRIO
 
                                Ma ’l mio bene...
 
 A QUATTRO
 
 Non sia in me...
 
 TEODELINDA
 
 Vana.
 
 PLACIDIA
 
              Ingiusta.
 
 RICIMERO
 
                                 Empio.
 
 OLIBRIO
 
                                                 Fallace. (Si ritirano tutti ordinatamente; si fa il guasto della campagna e poi siegue il combattimento con la peggio de’ Goti)
 
 SCENA ULTIMA
 
 TUTTI
 
 RICIMERO
 Crudelissime stelle! (Olibrio avrà in mano la spada di Ricimero)
 OLIBRIO
 Libera è Roma. È mia Placidia.
 RICIMERO
                                                           Hai vinto.
 OLIBRIO
1305E mio prigion tu sei.
 RICIMERO
 Tal saresti anche tu ne’ ceppi miei.
 PLACIDIA
 Lieto giorno!
 TEODELINDA
                           Empio fato!
 OLIBRIO
 Ma se tu fossi il vincitor, qual fora
 il destino di Olibrio?
 RICIMERO
1310Tronco vorrei l’indegno capo e tratto
 fuor del seno quel core,
 vorrei che in due diviso
 fosse oggetto di orror, non più di speme,
 a Teodelinda ed a Placidia insieme.
 OLIBRIO
1315Ricimero il faria, perch’egli è goto.
 A me basta il trionfo, a me la pena
 del tuo orgoglio schernito,
 del tuo amore punito.
 Libero esci d’Italia e in Ricimero
1320torni al gotico regno il suo sovrano.
 Olibrio così fa, perché è romano.
 TEODELINDA
 Che nobil cor! (Olibrio presenta a Ricimero la sua spada)
 PLACIDIA
                              Che generoso instinto.
 FEDELE
 Cedi al destin.
 OLDERICO
                              Vano è ’l lagnarsi.
 RICIMERO
                                                                Hai vinto. (Prendendola)
 PLACIDIA
 Magnanima vittoria!
 CORO
 
1325   Viva Roma, Olibrio viva,
 nostro amore e nostra gloria.
 
 Fine del drama